Gli Ansiosi si addormentano contando le apocalissi Zombie — Una storie di depressione ed ansia

 


Titolo: Gli Ansiosi si addormentando contando le apocalissi Zombie
Autore:  Alec Bogdanovic
Trama: Sono certa che una buna parte delle persone che leggerà questa recensioni ha, almeno una volta nella vita, reagito in maniera ansiosa ad un particolare evento: Che sia questo un esame, un appuntamento, o qualcosa che aspettiamo da tempo. Qualcun altro, invece, si è forse sentito dare della depressa per aver avuto una giornata no. Ma cos'è davvero la depressione? È giusto minimizzarla come una cosa da nulla? E l'ansia, invece? Quante volte abbiamo sentito minimizzare anche questo? In questo libro è questo il genere di argomenti che si affrontano, ma vi consiglio prima di dare uno sguardo a questa recensione, non perché sia stata io a scriverla, ma perché potreste non essere davvero pronti a questo tipo di lettura.
Pagine: 124
Prezzo: € 13,70
Casa Editrice: Rogas edizioni





Nel mio periodo scolastico avevo una compagna di classe che si divertiva a sottolineare quanto la mia ansia per un compito fosse una cosa stupida ed insensata. 
La stessa compagna di classe, che sedeva ad un banco da me, non ci pensava due volte ad osservarmi e puntare il dito, dandomi della depressa perché, quella mattina, mi sentivo particolarmente sotto tono. 
Forse me la prendevo troppo per alcune cose, ma sono sempre stata dell'idea che, prima di giudicare una persona o il suo comportamento, bisogna scavare più a fondo perché non sai mai cosa quella persona sta realmente affrontando. 
Magari non era il mio caso che ero semplicemente giù di tono perché mi rendevo conto di avere pessime amicizie -ma non è certo questo il momento o la giusta sede per affrontare questo discorso. Trovavo tuttavia importante fare questo tipo di premessa ed introduzione, ed il perché lo capirete forse più avanti, continuando a leggere questa recensione.

Non vi nascondo che sulle prime pagine ero un po' confusa e spaesata, continuando a chiedermi se avessi fatto bene o meno ad accettare questa particolare collaborazione. Non posso dire di aver apprezzato alcuni toni e vezzeggiativi usati per descrivere o introdurre, più volte, una figura femminile; tuttavia ho cercato di andare avanti. Il suo non era un saggio sulla figura della donna -e confido nel fatto che quello non sia necessariamente il punto di vista dell'autore. 
Tralasciando questa parte, che potrebbe chiaramente (e giustamente) turbare molte donne, cerchiamo di focalizzarci su quello che è il reale argomento chiave del libro: Ansia e Depressione. 
Quei due grossi demoni che spesso vengono sottovalutati ed a malapena trattati come un reale problema.
Vi siete mai soffermati a pensare sul fatto che, nella maggior parte dei casi, l'ansia non sia altro che un cavallo che traina un carretto colmo di ulteriori problemi che, irrimediabilmente, influenzano il resto della nostra vita?  
Lo ammetto, è un punto di vista sul quale spesso neanche io mi sono particolarmente soffermata, ma con questo libro ho compreso più a fondo questo problema. 

L'autore ci ha raccontato la sua storia, e se pensate di leggere una storia da un punto di vista angosciante, vi sbagliate: Ha narrato il tutto con ironia. 
Un'ironia a volte particolarmente tagliente che non tutti potrebbero apprezzare. 
Personalmente ho cercato di non soffermarmici troppo -sebbene su molte mi sia ritrovata ad arricciare il naso un po' contrariata. 
Così come, forse, sulle parti riguardanti il sesso che, solo arrivando fino alla fine, ho compreso quanto fossero importanti ai fini della storia.
Tolto il linguaggio talvolta troppo tagliente, tuttavia, non posso dire di non aver apprezzato la "leggerezza" con cui ha affrontato questo argomento indubbiamente duro e difficile.
Sono dell'idea che ognuno abbia il suo modo di esorcizzare i propri demoni, e questo è stato il suo.

C'è inoltre stato un momento in cui mi sono sentita quasi nei suoi panni, e mi ha riportato alla mente un ricordo.
"...E poi gli dico che non è bello leggere i work in progress. In realtà però lo facevo apposta a sporgere un po' il foglio dal suo lato." 

Ho già menzionato ad inizio recensione qualche piccolo problema con una particolare compagna di classe, la realtà è che spesso, almeno cinque giorni su sei, mi sentivo un pesciolino fuor d'acqua in quell'aula. E, mentre le mie compagne si limitavano a dormire o scambiarsi bigliettini durante le lezioni noiose, io scrivevo. 
Scrivevo perché sentivo che in quel modo potevo avere un piccolo controllo sulla situazione. Potevo avere un piccolo mondo in cui rifugiarmi. 
Un giorno, non ricordo come o perché è accaduto, qualcuno si è ritrovato a leggere qualche riga e, per un brevissimo periodo, sono stata una sorta di scrittrice per la mia classe, avendo occhi ed attenzione puntati su di me. 
Non ho mai saputo se apprezzavano davvero ciò che leggevo, ma ai miei occhi mi sentivo, per la prima volta, apprezzata dalle mie compagne. 

Questo per dire che, nonostante tutto, nonostante la scelta di parole infelici e questo umorismo che non ha mezzi termini, è una lettura che, in fin dei conti, sono riuscita ad apprezzare e che, non lo nascondo, avrei forse apprezzato maggiormente se non fosse per una raffigurazione della donna che, ci tengo a sottolinearlo per un'ultima volta, non ho apprezzato. 

Chi ama l'ironia un po' più tagliente riuscirà sicuramente ad apprezzarlo più di quanto non abbia fatto io, resta però che, ironia a parte, ha trattato un argomento davvero importante e delicato, e credo che anche solo per questo meriti una lettura.   

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